Lo so sono in difetto perché i ringraziamenti e gli auguri si fanno a caldo, quando ci si scambiano i regali, quando la festa ci offre il pretesto senza rischiare di essere scontati. Si sa in quei giorni il grazie ha un sapore speciale, un abbraccio avvolgente che ci fa sentire uniti.

Ho lasciato passare i giorni, per poter far decantare e allo stesso tempo osservare da lontano quell’emozione che ho visto sui volti dei ragazzi della Comunità durante le feste di Natale. Altre emozioni si sono accavallate nel frattempo, alcune anche drammatiche, come quelli di questi giorni di avversità climatiche.

Così, durante questi giorni di lavoro per ripristinare la normalità dopo la tempesta, ho deciso che fosse giunto il momento.

Cari amici dell’Associazione Consulcesi, voglio proprio scrivere a voi, fuori tempo e fuori pretesto, sognando che queste mie poche righe vi giungano direttamente a casa, perché so che i ragazzi amerebbero farlo così.

Oggi, in un giorno qualunque dell’anno, riporto alla memoria quei giorni in cui Gabriele (sarà una coincidenza che sia venuto ad annunciarci del Dono in arrivo?) ci presentava le vostre idee ed i vostri progetti, ascoltava la nostra storia e con lei quella dei ragazzi che da venti anni vivono questa comunità.

Oggi che la routine ci riassorbe completamente nella quotidianità, il vostro gesto è visibile e tangibile in tutto il suo valore ed io vorrei riconoscervelo. Quel valore profondo che scavalca il senso del “Regalo di Natale” per assumere, invece, l’autentico significato di “Dono”.

Il mio ringraziamento personale vuole proprio riferirsi al senso profondo che il vostro gesto ha stampato nelle nostre anime.

Il Dono a cui mi riferisco travalica il senso materiale del gesto e si erge come colonna fondante del vivere in fratellanza tra gli uomini. In un momento in cui la società arranca sui valori profondi, iniziavamo a perdere la consuetudine di rintracciare la nobiltà e la gratuità tra le azioni umane.

La gratuità e la mancanza di finalità seconde, hanno reso il vostro gesto quello che si può definire l’essenza del Dono. Riprendo una frase che ho detto nella mia intervista con Gabriele: “un letto era già tanto per noi: veder trasformate le camere dei ragazzi supera ogni mia possibile immaginazione”.

Dare al prossimo senza interesse è forse intrinseco nella natura umana, ma dobbiamo coltivarlo contrastando la tendenza all’egoismo e alla comoda deriva individualista.

La nostra comunità, come quasi tutte quelle che conosco, vive oggi un momento di grave difficoltà. Per noi la crisi economica non è così straordinaria: siamo abituati a vivere in carenza di risorse; piuttosto è la crisi sociale quella che ci spaventa.

Noi educatori ci troviamo a fronteggiare la perdita di speranza nel futuro che da più parti arriva ai nostri ragazzi. Quali sono i modelli di riferimento che si presentano ai loro occhi? Le tensioni ed i conflitti sociali costruiscono muri tra il mondo esterno e le comunità. Siamo rimasti in pochi a pensare che in questi luoghi vivono i nostri figli più fragili, vittime di adulti fragili che non hanno saputo chiedere aiuto o non sono stati ascoltati nella loro richiesta.

Sono soli, isolati in queste oasi, dove la vita rallenta per consentirgli di costruire relazioni sane, basate sulla fiducia e sulla condivisione. Eppure, fuori di qui il mondo ha altri pensieri: non ha tempo da perdere con questi lenti processi di riorganizzazione e costruzione umana. Noi adulti abbiamo dimenticato che i ragazzi ci guardano, costruiscono i loro pensieri sul nostro esempio, sulle nostre condotte e sui valori che applichiamo nel vivere quotidiano. I ragazzi in comunità apprendono il piacere di condividere, la gioia di ascoltare, la forza di sopportare ed il coraggio di sperare ancora. Il mondo fuori sembra avere altri pensieri: promuovere attraverso il conflitto il primato dell’uno sull’altro. Non si sofferma su discorsi che non riguardano cifre, opportunità, successo e ambizione.

Ecco perché provo piacere nel dirvi Grazie: il Dono ha la capacità di innescare processi a catena e ottenere infinite ricadute positive, coinvolgendo anche chi vive una professione controcorrente. Ci avete testimoniato che non siamo soli a credere che si possa costruire una società diversa, dove la solidarietà e la fratellanza sono elementi concreti con cui costruire nuove strade da percorrere per riportare l’uomo, il singolo uomo, al centro dell’agire sociale di una collettività.

Grazie perché dallo scorso Natale quando vogliamo trasmettere la motivazione per continuare questa folle ma stupenda impresa, ci aiuta il gesto di chiudere un cassetto, aprire un’anta degli armadi o guardare un ragazzo sdraiato sul suo nuovo letto con il pc sulle gambe mentre connettendosi con il mondo riprende a sognare. Fuori qualcuno lo pensa, non sa bene chi sia, ma sa che c’è.

Grazie perché vi siete resi Invisibili per fare “Dono” di voi stessi a chi vive paziente, la sua infanzia e la sua adolescenza nell’Invisibilità.

 

Con l’abbraccio riconoscente di ogni Ragazzo e di ogni Educatore dell’Albero delle Mele

Vi giunga il nostro affettuoso saluto